Si celebra oggi la giornata mondiale della Tubercolosi, poiché oggi, ma nel lontano marzo 1882 Robert Koch individuò il bacillo di questa grave malattia infettiva.
Malattia che, nonostante provochi la morte di 2 milioni di persone all’anno nel mondo, è stata molto sottovalutata in Italia, soprattutto negli ultimi anni, visto la sua bassa incidenza.
Difatti, come stabiliscono i documenti pubblicati sul sito del Ministero della Salute, nel nostro Paese il numero di persone malate di tubercolosi è relativamente basso e il 73% dei casi si concentra nel nord d’Italia.
Tuttavia è importante la prevenzione e la tubercolosi non è da prendere del tutto sotto gamba.
E per questo motivo, l’Associazione Stop Tb Italia e la Fondazione Lilly hanno attivato, da un paio di giorni, una pressante campagna di sensibilizzazione in molte città italiane: nelle piazze principali di Roma, Torino e Milano ad esempio sono stati allestiti gazebi, distribuiti volantini e organizzati incontri per informare i cittadini e raccogliere fondi.
Ma che cos’è la tubercolosi?
La tubercolosi è una malattia infettiva, che si trasmette per via aerea, visto che interessa dapprima i polmoni ed è facile da contrarre in ambienti affollati, poiché i bacilli si diffondono principalmente attraverso gli starnuti e la tosse.
Nella nostra penisola la maggior parte delle persone che ha la tubercolosi è extracomunitaria, poiché costretta a dover vivere in condizioni disagiate e in ambienti sovraffollati che facilitano il contagio.
Colpiti dalla tubercolosi sono spesso anche i tossicodipendenti.
I sintomi della tubercolosi polmonare sono principalmente dolore al torace, febbre, tosse, sudorazione notturna e perdita di peso e solitamente è il 10-15% delle persone contagiate che sviluppa la malattia e questo avviene per un abbassamento delle difese immunitarie.
L’Associazione Stop Tb Italia ha dichiarato che “il limitato numero di casi ha provocato una perdita di esperienza nella classe medica che si traduce in ritardo diagnostico e scorretto monitoraggio del trattamento” e che quindi il modo più adeguato per fronteggiare il problema della tubercolosi sarebbe quello di formare i medici coinvolti, oltre quello di creare strutture ospedaliere ad hoc.
mercoledì 24 marzo 2010
sabato 6 marzo 2010
Arriva il bike sharing!
Abbiamo sentito spesso parlare di polveri sottili e dei rischi che l’eccessivo inquinamento porta sia alla nostra salute, sia all’ecosistema… ci siamo imbattuti sovente in lunghe code, che si creano nelle ore di punta, in tutte le città italiane.
Tuttavia, adesso, sembra prospettarsi una soluzione, per alleviare questi piccoli, ma grandi problemi quotidiani.
Si affiancherà alle giornate di blocco del traffico, alle zone ztl e all’aumento delle piste ciclabili, il bike sharing, ossia la ciclocondivisione, un’iniziativa promossa da molti comuni, al fine di ridurre le emissioni di CO2 e il traffico per le vie delle metropoli nostrane.
Il servizio, già usufruito da molti torinesi, milanesi e romani, arriverà anche a Savona a fine marzo e entro l’anno in molte altre città italiane.
Gli eco-spostamenti saranno possibili grazie all’istituzione di vari punti ritiro-rilascio bici e i cittadini con il semplice utilizzo di una tessera prepagata potranno muoversi liberamente per la città.
A Savona verranno messe a disposizione 40 biciclette, ubicate in sette punti della città: sorgeranno dei cicloposteggi in via Bonini (Campus Università), a Zinola (Palazzetto pattinaggio), in Corso Colombo / Via XX Settembre, in Corso Mazzini (Fortezza del Priamar), in Piazza del Popolo, ai Giardini di Via Verdi e in Piazza Aldo Moro (stazione FS).
E la tessera magnetica prepagata avrà un costo contenuto, in modo da essere accessibile a tutti coloro lo desiderino.
L’iniziativa nella città ligure è stata promossa dall’Assessore all’Ambiente, Jorg Costantino, che ha dichiarato alla stampa che il servizio di bike sharing sarà accompagnato dalla realizzazione di nuove piste ciclabili con il fine di far sì che Savona continui a distinguersi per la sua attenzione verso l’ambiente.
Tuttavia, adesso, sembra prospettarsi una soluzione, per alleviare questi piccoli, ma grandi problemi quotidiani.
Si affiancherà alle giornate di blocco del traffico, alle zone ztl e all’aumento delle piste ciclabili, il bike sharing, ossia la ciclocondivisione, un’iniziativa promossa da molti comuni, al fine di ridurre le emissioni di CO2 e il traffico per le vie delle metropoli nostrane.
Il servizio, già usufruito da molti torinesi, milanesi e romani, arriverà anche a Savona a fine marzo e entro l’anno in molte altre città italiane.
Gli eco-spostamenti saranno possibili grazie all’istituzione di vari punti ritiro-rilascio bici e i cittadini con il semplice utilizzo di una tessera prepagata potranno muoversi liberamente per la città.
A Savona verranno messe a disposizione 40 biciclette, ubicate in sette punti della città: sorgeranno dei cicloposteggi in via Bonini (Campus Università), a Zinola (Palazzetto pattinaggio), in Corso Colombo / Via XX Settembre, in Corso Mazzini (Fortezza del Priamar), in Piazza del Popolo, ai Giardini di Via Verdi e in Piazza Aldo Moro (stazione FS).
E la tessera magnetica prepagata avrà un costo contenuto, in modo da essere accessibile a tutti coloro lo desiderino.
L’iniziativa nella città ligure è stata promossa dall’Assessore all’Ambiente, Jorg Costantino, che ha dichiarato alla stampa che il servizio di bike sharing sarà accompagnato dalla realizzazione di nuove piste ciclabili con il fine di far sì che Savona continui a distinguersi per la sua attenzione verso l’ambiente.
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venerdì 5 marzo 2010
Donna arrestata per stalking
Lo perseguitava senza sosta, attraverso messaggi e telefonate e lo seguiva ovunque andasse, facendosi aiutare persino dalla collaborazione di un investigatore privato.
E’ questo ciò che è successo a Palermo: un uomo, un istruttore di ballo caraibico, aveva visto la propria vita diventare un inferno, da un anno a questa parte, per colpa di una sua allieva, una ventinovenne che si era iscritta al suo corso di danza e da subito aveva dimostrato grandi attenzioni per lui.
Attenzioni che sono degenerate oltre ogni limite, portando l’uomo dapprima a cambiare il proprio numero di cellulare e poi invano a lasciare la propria città per un breve periodo, periodo dopo il quale la donna era diventata ancora più violenta, iniziando a calunniarlo e a colpirlo a pugni ogni volta che lo ritrovava in compagnia di altre giovani.
Fare stalking, ossia l’attività del perseguitare senza sosta una persona, è da considerarsi un reato anche in Italia a partire dal 23 febbraio 2010.
Come recita il codice penale, lo stalking “salvo che il fatto costituisca più grave reato”, cioè sia rivolto verso minori o sia recidivo o anche porti a conseguenze molto gravi sul soggetto bersaglio, è in genere ”punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.”
Spesso gli individui vittima dello stalking sono molestati da uno spasimante rifiutato o da un ex compagno, che li porta ad arrivare a trovarsi in uno stato perenne di ansia e paura e ad alterare le proprie abitudini di vita.
E’ considerato parte dello stalking anche l’invio eccessivo di messaggi tramite il telefono cellulare.
La donna di Palermo, che non esitava a mostrare una maglietta con scritto sopra ”I love” e il nome del maestro di ballo, è stata condannata agli arresti domiciliari, visto che l’uomo, stanco e stufo del comportamento ossessivo della allieva, che lo aveva portato all’esasperazione e lo aveva anche condizionato nello svolgimento della propria professione, aveva deciso di denunciarla per una seconda volta.
Come reagire allo stalking?
Si possono individuare varie regole fondamentali che possono indurre lo stalker a finire di compiere atti persecutori: è fondamentale che i soggetti che si ritengano colpiti da stalking non si dilunghino a parlare con la persona che li perseguita, in modo da non far fraintendere i loro comportamenti, ma siano decisi nell’esprimere il proprio “no” alla relazione voluta dallo stalker.
Il comportamento ideale è poi quello di mantenere l’indifferenza, poiché qualsiasi reazione, anche negativa, potrebbe incentivare e rinforzare l’ossessività del perseguitatore.
Ad esempio il cambiare il proprio numero di cellulare potrebbe essere un incentivo per lo stalker, come esemplifica la situazione accaduta al giovane maestro di ballo: la soluzione migliore sarebbe quella di tagliare in modo netto le conversazioni e di rispondere progressivamente meno alle telefonate, che si ricevono da parte del perseguitatore.
Tuttavia, in caso lo stalker non si quieti, è indispensabile rivolgersi alle Forze dell’Ordine, poiché i danni che si potrebbero subire, psicologici e non, sono molti.
E’ questo ciò che è successo a Palermo: un uomo, un istruttore di ballo caraibico, aveva visto la propria vita diventare un inferno, da un anno a questa parte, per colpa di una sua allieva, una ventinovenne che si era iscritta al suo corso di danza e da subito aveva dimostrato grandi attenzioni per lui.
Attenzioni che sono degenerate oltre ogni limite, portando l’uomo dapprima a cambiare il proprio numero di cellulare e poi invano a lasciare la propria città per un breve periodo, periodo dopo il quale la donna era diventata ancora più violenta, iniziando a calunniarlo e a colpirlo a pugni ogni volta che lo ritrovava in compagnia di altre giovani.
Fare stalking, ossia l’attività del perseguitare senza sosta una persona, è da considerarsi un reato anche in Italia a partire dal 23 febbraio 2010.
Come recita il codice penale, lo stalking “salvo che il fatto costituisca più grave reato”, cioè sia rivolto verso minori o sia recidivo o anche porti a conseguenze molto gravi sul soggetto bersaglio, è in genere ”punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.”
Spesso gli individui vittima dello stalking sono molestati da uno spasimante rifiutato o da un ex compagno, che li porta ad arrivare a trovarsi in uno stato perenne di ansia e paura e ad alterare le proprie abitudini di vita.
E’ considerato parte dello stalking anche l’invio eccessivo di messaggi tramite il telefono cellulare.
La donna di Palermo, che non esitava a mostrare una maglietta con scritto sopra ”I love” e il nome del maestro di ballo, è stata condannata agli arresti domiciliari, visto che l’uomo, stanco e stufo del comportamento ossessivo della allieva, che lo aveva portato all’esasperazione e lo aveva anche condizionato nello svolgimento della propria professione, aveva deciso di denunciarla per una seconda volta.
Come reagire allo stalking?
Si possono individuare varie regole fondamentali che possono indurre lo stalker a finire di compiere atti persecutori: è fondamentale che i soggetti che si ritengano colpiti da stalking non si dilunghino a parlare con la persona che li perseguita, in modo da non far fraintendere i loro comportamenti, ma siano decisi nell’esprimere il proprio “no” alla relazione voluta dallo stalker.
Il comportamento ideale è poi quello di mantenere l’indifferenza, poiché qualsiasi reazione, anche negativa, potrebbe incentivare e rinforzare l’ossessività del perseguitatore.
Ad esempio il cambiare il proprio numero di cellulare potrebbe essere un incentivo per lo stalker, come esemplifica la situazione accaduta al giovane maestro di ballo: la soluzione migliore sarebbe quella di tagliare in modo netto le conversazioni e di rispondere progressivamente meno alle telefonate, che si ricevono da parte del perseguitatore.
Tuttavia, in caso lo stalker non si quieti, è indispensabile rivolgersi alle Forze dell’Ordine, poiché i danni che si potrebbero subire, psicologici e non, sono molti.
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