mercoledì 11 marzo 2009

Il mondo reale non è quello che vedi, ma quello che senti: ecco una rilettura di Nietzsche secondo un’ottica diversa.

Livia Ranieri - Esercitazione
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“Non esistono fatti, ma soltanto interpretazioni, e anche questa è un’interpretazione”.
È questo l’aforisma fondamentale che caratterizza la filosofia nietzscheana, una filosofia conosciuta da molti, ma spesso mal compresa per via dei vari pregiudizi e stereotipi, nati nel corso della storia, sul concetto di superuomo e della volontà di potenza, due principi associati frequentemente al nazionalsocialismo o alla metafisica.
Marco Vozza, docente presso l’Università di Torino, ripropone nel libro Nietzsche e il mondo degli affetti una rilettura attenta e dettagliata delle opere del filosofo tedesco, ignorate e dimenticate, compiendo così un viaggio a ritroso in una filosofia di altri tempi.
L’opera di Nietzsche considerata spesso inattuale viene, in questo modo, riattualizzata e esaminata secondo ottiche differenti.
L’autore, infatti, riesce a riportare alla luce il ruolo emblematico che gioca l’interpretazione nella filosofia nietzscheana, partendo dalla considerazione degli affetti e delle sensazioni, come il motore reale di tutte le nostre azioni, e proseguendo con la critica della morale e del cristianesimo, considerabili l’oppio della civiltà moderna.
In quest’opera, perciò, viene presentata attraverso gli occhi di un nuovo filosofo, diventato consapevole della morte degli antichi valori, una terza oggettività, una terza via necessaria per la comprensione del reale, tipica della società a noi contemporanea.
Una via che non è costituita soltanto da fatti, ma anche da interpretazioni da cui l’uomo non può sottrarsi, perché purtroppo sono inscindibili dalla sua persona.
Emblematico, in tutta la trattazione, è il ruolo che viene a giocare l’arte che diventa l’unico modo attraverso cui l’uomo può realmente e sinceramente esprimere se stesso.
Difatti, essendo l’apparenza dell’apparenza, l’arte è solo lei in grado di rivelare una menzogna che è però anche verità, che non può essere smentita dall’uomo.
L’artista e il filosofo diventano quindi gli unici in grado di ricreare un nuovo mondo, dei nuovi valori e dei nuovi concetti attraverso l’uso di metafore, a discapito degli scienziati che andando a rigor di logica credono di conoscere il vero e il giusto, ma che in realtà è soltanto parzialità.

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