22 anni dopo il referendum contro l'energia atomica, in Italia ritornerà il nucleare.
Il Premier Silvio Berlusconi difatti ha firmato un accordo con il Presidente francese Nicolas Sarkozy questo 24 febbraio, ma partono anche le polemiche.
Sono quattro le centrali nucleari che saranno previste in Italia, dopo il patto stipulato questo 24 febbraio tra Berlusconi e Sarkozy.
Secondo quanto risulta dalle decisioni prese dal governo, il tutto seguirà un protocollo: il Ministro dell'Interno, Claudio Scajola, nominerà una commissione di "saggi" in grado di individuare i luoghi in cui potranno essere situati gli impianti nucleari di tecnologia francese, cercando di localizzare zone poco sismiche, non densamente popolate e vicino ai bacini d'acqua.
Le zone candidate alla centrale nucleare sono quindi sempre le stesse. Zone dove già c'erano o erano previste centrali nucleari negli anni '70.
Claudio Scajola ha dichiarato alla stampa che per costruire una centrale nucleare ci vorranno all'incirca 5 anni e che perciò la prima centrale potrebbe essere già pronta con la fine di questa legislatura, ossia nel 2013.
Inoltre ha affermato che gli esperti hanno già ipotizzato 34 siti nazionali dove potrebbero essere ubicate le 4 centrali nucleari.
Alcuni di questi sono già noti perché già sedi di centrali nucleari chiuse nel 1987: Trino Vercellese, Caorso (Piacenza), Montalto di Castro (Viterbo), Garigliano (Caserta) e Latina.
Tuttavia partono le polemiche e arriva il no di Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, di Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, di Piero Marrazzo, governatore del Lazio, di Nichi Vendola, presidente della regione Puglia, di Fabio Callori, sindaco di Caorso, di Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria, e di Michl Laimer, assessore dell'ambiente e dell'energia in Alto Adige.
Si esprimono con il no anche molti esponenti del Partito Democratico e gli ambientalisti che vorrebbero puntare su energie alternative e che rifiutano il nucleare per quanto riguarda il problema delle scorie e i possibili conflitti locali, che potrebbero crearsi dopo la scelta delle ubicazioni.
Coloro che appoggiano il sì invece puntano sul rendere l'Italia meno dipendente dal petrolio e dalle fonti di energia prodotte da altri paesi, anche se secondo gli ecologisti del Partito Democratico l'Italia dipende dall'estero solo per quanto riguarda il 12,5 per cento dell'energia.
Ogni centrale costerà all'incirca 7 miliardi.
Italianotizie.it
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