venerdì 26 novembre 2010

Università: continua la protesta

Continua il malcontento degli studenti contro il Ddl Gelmini, il cui scopo era quello di riformare il sistema scolastico italiano, in un modo inequivocabilmente non condiviso dagli studenti e dai ricercatori, che hanno preso parte alla protesta.
All’Università degli Studi di Torino e in molte altre Università, parecchi studenti hanno aderito a manifestazioni e cortei, nonché hanno occupato gli atenei.

Presso l’Università degli Studi di Torino, sono stati accolti anche gli studenti delle scuole superiori che hanno tenuto, come del resto gli studenti universitari contro la riforma, vari collettivi e riunioni, per organizzarsi a esplicitare in modo evidente il proprio parere.
Sul cancello di Palazzo Nuovo una catena chiude l’ingresso e vari cartelli esprimono lo stato d’animo degli studenti. Di fronte all’entrata è evidente uno striscione che dichiara il motivo dell’occupazione: “Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo l’Università.”

L’ingresso all’ateneo è consentito a tutti gli studenti e ai ricercatori che aderiscono alla protesta, mentre, da quello che si è potuto vedere, è vietato a coloro che vogliono tenere lezione o continuare a svolgere le proprie mansioni.
Difatti, alcuni professori hanno affermato che volevano svolgere la loro attività didattica e che sono stati costretti a rinunciarci, per via del blocco creato dagli studenti presso l’entrata secondaria dell’Università.

All’interno dell’Università sono state organizzate varie attività alternative, come laboratori interculturali, la proiezione di filmati e cortometraggi.
Inoltre, gli studenti hanno proposto la compilazione di un modulo, per richiedere il rimborso della prima rata universitaria, poiché molti corsi non sono nemmeno iniziati.

I ricercatori, dopo aver passato giorni e notti sul tetto dell’edificio, per protestare e per chiedere più certezze, sono scesi oggi dal tetto di Palazzo Nuovo, dove si erano organizzati con sacco a pelo e vivande.

I motivi?
Il ddl Gelmini, secondo gli studenti che hanno partecipato alle manifestazioni e secondo i ricercatori, fa troppi tagli, non garantisce lo studio a tutti e quindi pari opportunità. Secondo gli studenti questo decreto farà andare avanti esclusivamente i “baroni” e formerà soltanto tanti precari all’interno del mondo universitario, nonché porterà alla fuga di cervelli all’estero.
Gli studenti hanno esplicitato che andranno avanti a manifestare apertamente le proprie idee e ad occupare l’ateneo fino a martedì, quando il parlamento esaminerà la Riforma.
Il Rettore dell’Università degli Studi di Torino, il Professore Ezio Pelizzetti, ha manifestato tutto il suo appoggio ai controriformisti, poiché ha dichiarato che i “tagli sono evidenti.”

Il Ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, ha risposto alle proteste dicendo agli studenti di “non farsi strumentalizzare dai baroni: ragazzi non fatevi strumentalizzare da chi dentro l’università ha rendite di posizione da difendere”, “non unite la protesta con quella dei centri sociali.”
Il Ministro ha aggiunto anche di non capire il perché “uno studente dovrebbe essere contrario e preoccupato. Il governo chiede che i rettori non restino più in carica venti anni, ma solo sei.”
“Perché voler introdurre più trasparenza nei concorsi rappresenta un problema?”
Infine, la Gelmini ha ribadito che l’interesse del Governo è lo studente e che la preoccupazione principale “è che le risorse non siano indirizzate a finanziare corsi inutili, ma che siano indirizzate allo studio e a ciò che veramente serve.”