sabato 25 febbraio 2012

Mulatu Astatke, un Maestro. Il re dell’Ethio Jazz incanta Torino

E’ arrivato per la prima volta a Torino portando con sé un’atmosfera jazz contornata da sonorità folk che ricordano l’Africa, in particolare la sua Etiopia, e l’America Latina. Mulatu Astatke ha letteralmente incantato, ieri sera, la platea del teatro Colosseo. Il suo jazz lascia senza fiato l’ascoltatore, che si trova immerso in scenari differenti, pronti a intersecarsi tra loro. Astatke ha presentato il suo ultimo lavoro ‘Mulatu Steps Ahead’ e, con grande maestria, ha saputo impressionare il pubblico, che si è sentito pienamente coinvolto nel suo ultimo percorso musicale, accompagnando la sua musica con entusiasmo.

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martedì 21 febbraio 2012

Erica Mou: “Quella violinista che si chiamava come me…”

Erica Mou, pseudonimo di Erica Musci, è arrivata sul palco dell’Ariston con ’Nella vasca da bagno del tempo’, un brano che è un inno alla vita e che esprime pienamente l’essenza della stessa, che va vissuta fino all’ultimo: “A mollo nella vasca da bagno non uscirò prima di avere i piedi a pieghe, non uscirò prima di avere le dita grinze”.
Il risultato finale? Erica ha sfiorato la vittoria nella categoria Giovani, aggiudicandosi il premio della critica da parte della Sala Stampa Radio Tv
Ecco cosa hanno raccontato Caterina Caselli e la stessa Mou alla nostra redazione.

Una domanda a Caterina Caselli. Lei è una scopritrice di talenti: cosa ritiene che debba avere un artista?
Deve essere sincero e deve colpirmi. Io, quando conosco un artista, mi metto nella condizione di non avere pregiudizi: pongo uno schermo bianco davanti a me. Mi piace ascoltarlo in ufficio e, se succede la magia, cominciamo a lavorare, a conoscerci e a sperimentare insieme. La conoscenza presuppone un po’ di tempo. Nel 1978 fondai un’etichetta che si chiamava ‘L’ascolto’. Spero di essere in grado di accorgermi, attraverso l’ascolto, se c’è qualcosa di interessante.

E cosa ha trovato in Erica Mou?
Ci sono cantautori, artisti, che esprimono una loro creatività. Alcuni arrivano in modo più efficace di altri. Io in Erica trovo una grande sincerità e capacità nello scrivere testi: c’è una grande forza nelle sue liriche, che sono accompagnate da una voce che comunica con uno stile tutto suo. Erica è una cantautrice di fatto importante, esprime qualcosa di forte.

Erica, quand’è che hai deciso di intraprendere l’attività di cantante?
A tre anni ho visto in tv una violinista che si chiamava Erica e che suonava nell’orchestra de ‘I Fatti Vostri’. Non andavo ancora all’asilo e non conoscevo nessuna bambina che si chiamasse Erica, perciò pensavo che dovessi fare la violinista e che fossimo solo io e lei con questo nome nel mondo. I miei mi dirottarono sul canto, perché per il violino ero troppo piccola. Così iniziai a interessarmi alla musica e a studiare: alle medie ho studiato chitarra, e a 14 anni ho scritto il mio primo pezzo. Nel 2007 ho cominciato a fare concerti e alla fine ho incontrato Caterina Caselli, che ha creduto in me e ha prodotto il mio primo album. Da allora la mia attività artistica si è fatta più intensa.

Hai dei punti di riferimento?
Sicuramente ho subìto un grande fascino da parte della musica del passato, ma anche di quella del presente: ogni artista viene influenzato da tutto quello che ascolta e da tutte le cose che gli piacciono e non gli piacciono.

Cosa farai dopo quest’esperienza?
Riprenderò il tour e mi dedicherò alla promozione del mio lavoro. Poi cercherò di raccogliere idee per un prossimo disco che arriverà prima o poi.

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Irene Fornaciari: “Scrivere è come fare un figlio”

Eliminata nella serata dei duetti internazionali, Irene Fornaciari si è presentata a Sanremo con un brano ricco di brio e dal ritmo scattante, che più volte ha scatenato in sala stampa il delirio. Alcuni colleghi sono stati conquistati dalla sua canzone e si sono addirittura esibiti per Irene in un ballo di gruppo. ‘Grande Mistero’ è stato scritto per la cantante da Davide Van De Sfroos.

Tu metti sempre molta grinta nelle tue performance.
La musica va vissuta così: con energia e spensieratezza. La prima sera sono stata criticata per essere stata eccessiva, ma io sono stata solo me stessa. È andata così. Ho espresso quello che mi trasmetteva la mia musica. Essere arrivata fin qui è stata veramente un’emozione: l’ultimo anno è stato per me ricco di belle sensazioni. Sapevo che ci sarebbe stato il rischio di essere eliminata quasi subito e così è successo, ma credo ancora nella mia canzone.

Che significa per te aver cantato un pezzo scritto da Davide Van De Sfroos?
Sono orgogliosa di averlo cantato e di continuare a cantarlo: penso che questo pezzo possa piacere alle radio, perché è incalzante e di grande impatto energetico.

Cosa ci puoi raccontare del tuo ultimo album?
Il mio album è per me un lavoro di grande importanza. È una raccolta di tante collaborazioni, e sono contenta perché sono riuscita a tirare fuori tutte le mie anime. Molti artisti mi hanno dato una mano e una grande spinta. Mi hanno trasmesso energia e mi hanno dimostrato la loro stima e il loro affetto. Alcune canzoni, comunque, sono scritte da me.

Hai qualche rammarico, per quanto riguarda la tua esibizione sul palco dell’Ariston?
È chiaro che si può sempre fare meglio. Tuttavia l’emozione che ho provato sul palco di Sanremo non l’ho mai provata da nessuna parte. Sicuramente la mia performance poteva essere migliore. Mi spiace di essere stata eliminata, perché il testo è da scoprire e forse al primo ascolto non arriva del tutto: mi spiace soprattutto per il rispetto che ho della canzone, perché ormai in famiglia siamo abituati ad arrivare ultimi. Per il resto penso che Sanremo sia un inizio, e non sono per niente preoccupata.

Cosa pensi di quest’edizione del Festival?
Secondo me questo Festival è di alto livello. Ci sono voci interessanti e bellissime, c’è varietà nelle canzoni e il cast è stato scelto molto bene.

Cosa esprime ‘Grande Mistero’?
Questa canzone parla della fragilità dell’essere umano: “Questo boato che ho sotto il respiro rimane il mio grande mistero”. Il grande mistero è la forza che ognuno ha dentro di sé. È una forza che può essere sì costruttiva, ma anche distruttiva, perché le cose belle per una persona sensibile diventano meravigliose, ma quelle brutte diventano insormontabili. ‘Grande Mistero’ è nata in seguito a una chiacchierata che feci con Davide a Genova. Lui me l’ha scritta e poi io con l’arrangiamento l’ho fatta un po’ più mia. A volte si può sembrare molto sicuri di sé quando dentro, invece, conserviamo fragilità.

Pensi che la tua carriera sia stata agevolata dal tuo cognome così importante?
Per quanto riguarda il mio cognome, ci sono dei pro e dei contro e non voglio fare la vittima della figlia d’arte. All’inizio tutto è più facile: la gente ti riceve e sai a chi rivolgerti, ma poi devi fare i conti con i pregiudizi e con il muro che molte persone si creano nei tuoi confronti. Però penso che se una persona fa il proprio lavoro con impegno ed energia riuscirà a seminare per poi raccogliere i frutti. Dal 2003 penso di aver seminato e adesso sto avendo tutte le mie soddisfazioni. Sto facendo molte date live. Per me l’energia del pubblico è fondamentale: sono stra-soddisfatta.

Ti piace più cantare o scrivere canzoni?
Io amo sia scrivere che cantare. Scrivere è come fare un figlio, e poi cantare una canzone che hai scritto è una soddisfazione.

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Giulia Anania: “E’ bello fare le cose piano”

Giulia Anania è una degli artisti che sono riusciti a guadagnarsi la possibilità di essere al Festival grazie a Sanremo Social, la selezione musicale dei Giovani effettuata su Facebook. L’autrice romana non è arrivata in finale, ma può consolarsi con il Premio AFI (Associazione Fonografici Italiani) che le viene consegnato proprio oggi. La sua canzone ‘La mail che non ti ho scritto’ esprime perfettamente una situazione non raccontata, tante domande che non ricevono delle risposte. Ecco, però, cosa Giulia ha risposto alle nostre, di domande.

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Giordana Angi: “Ringrazio Gianni Morandi per aver creduto in me”

La diciottenne Giordana Angi si è presentata a Sanremo con il brano ‘Incognita poesia’, scritto quando aveva 15 anni. Giordana ha avuto l’opportunità di salire sul palco dell’Ariston ma la sfida con Alessandro Casillo, reduce dal programma ‘Io canto’ e quindi molto amato dal pubblico televotante, non è stata a suo favore. La cantante ci racconta la sua esperienza.

Cosa ti porti a casa da quest’avventura sanremese?
Sono davvero contenta di aver partecipato a Sanremo: Gianmarco Mazzi e Morandi hanno creduto in me. Mi hanno accolta a braccia aperte e grazie a loro ho cominciato un viaggio che mi porterà a incidere un disco. L’unica critica: il meccanismo. Puoi mettere due quadri a confronto? Non accosto eliminazione e scontro alla musica. Sarebbe stato forse più giusto mettere gli otto concorrenti tutti insieme e lasciare il televoto libero. Ero cosciente, tuttavia, di quello a cui andavo incontro. Per me è stato un passaggio. Quel che verrà starà a me dimostrarlo.

Come nasce la tua musica?
Nasce da un mio percorso, che è stato soprattutto un cammino di vita. Ne ho assaporato diversi aspetti.

Ti dispiace non esserti potuta esibire durante la finale? Parto dal presupposto che con 210 euro ho registrato una canzone che mi ha permesso di arrivare fin qui. Il brano l’ho realizzato da sola a casa. Non mi sento scoraggiata. Sono soddisfatta e incredula per tutto ciò che mi è capitato.

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Francesco Renga: “I cantanti non devono fare da cornice al Festival”

Ha vinto Sanremo nel 2005 con ‘Angelo’, ma da allora si è ripresentato al Festival in più di un’occasione, tanto che oggi, con ‘La tua bellezza’, è già alla sua sesta partecipazione.
 L’altro ieri è uscito un greatest hits riepilogativo, ‘Fermoimmagine’, con il quale traccia un primo bilancio della sua carriera da solista dopo l’esperienza con i Timoria. Lui è Francesco Renga, che si racconta a Newsmag.it.

‘La tua bellezza’ è il brano che presenti al Festival. Cos’è per te la bellezza?
Per me la bellezza è un racconto che ti muove dentro qualcosa, che ti mette in crisi. Non è qualcosa di accomodante. Nella mia canzone parto da un racconto estetico, da una bellezza puramente formale, una bellezza che è femmina. E infatti parlo di una donna che si spoglia. Poi arrivo a un livello ulteriore, a una bellezza a 360 gradi. Ogni artista dovrebbe essere in grado di restituire bellezza.

Questo brano fa parte di un best of: come mai l’hai scelto?
Ho scelto questo brano perché dà un’indicazione precisa di quel che sarà il mio futuro artistico, la mia direzione. Sono sempre stato curioso, coraggioso, non mi sono mai spaventato. ‘La tua bellezza’ rappresenta la sintesi di tutte le esperienze che ho fatto in quest’ultimo anno: è giusta, perciò, sia per Sanremo sia per un best.

Molti pensano che questa canzone sia dedicata alla tua compagna: è così?
No, non è dedicata a nessuno. Parlando di bellezza, ovviamente, parlo anche della sua, ma non l’ho esclusivamente dedicata a lei. ‘La tua bellezza’ è la proiezione di una sensazione. È quell’emozione che ti sorprende e meraviglia. Io ho filtrato la bellezza con il mio modo di vedere le cose. Quella che arrivo a cantare è una bellezza assoluta, filosofica.

Che idea ti sei fatto del caso Celentano?
Non entro in merito sull’intervento di Celentano, che non ho nemmeno sentito sul momento. Mi lamento solo per il fatto di aver dovuto constatare la presenza di uno spettacolo in uno spettacolo, durante una gara canora. Mi ha dato molto fastidio sapere che per la prima ora e mezza è stato dato spazio a 4 cantanti e poi a tutt’altro, dopo che tutti gli artisti faticano e lavorano, come minimo, da un anno per essere qui. Veder rimandate le prove, poi, mi ha irritato parecchio. Per fortuna sono riuscito a cantare prima di Celentano.

Come dovrebbe essere per te Sanremo?
Gianmarco Mazzi non ha sbagliato, ma secondo me la canzone dovrebbe essere la protagonista del Festival. In questa settimana mi piacerebbe che si parlasse un po’ più di musica e ci fosse più cura verso quel tipo di rappresentazione. L’intervento di Celentano e di qualsiasi altro personaggio ci sta, se riesce ad aumentare la potenza mediatica dell’evento. Tuttavia non può surrogare il motivo per il quale siamo qui, che non dovrebbe essere la tv. Noi non facciamo tv. Fare da cornice a uno spettacolo mi ha dato fastidio.

Chi ti è piaciuto di più dei concorrenti della categoria Giovani? Hai ascoltato qualcuno?
Ho ascoltato pochissime cose, ma mi ha colpito Erica Mou. Mi piace molto lei, la sua canzone è bella. Non ho sentito molto, neanche dei miei colleghi.

Cosa ne pensi, complessivamente, di questo Festival?
Mi sembra un buon Sanremo. Secondo me è un bel cast. Sono contento di aver avuto la possibilità di tornarci. Quest’anno la scelta era molto vasta. Per il futuro, non credo che mi inviteranno più!

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Marlene Kuntz: “Il nostro rock non ammicca a facili soluzioni”

Il giorno dopo l’eliminazione definitiva dal Festival di Sanremo, i Marlene Kuntz sono sereni. 
Dopo averci già provato (senza successo) nel 2009, erano finalmente arrivati sul palco dell’Ariston con una canzone del tutto particolare dedicata ai loro figli, i quali – da quel che dicono i membri della band – non avevano ancora ascoltato il pezzo prima della loro esibizione. ‘Canzone per un figlio’ è stata esclusa dalla kermesse proprio nella sera in cui i Marlene venivano premiati dalla sala stampa per la miglior esibizione, offerta insieme a Patti Smith sulle note di ‘Impressioni di settembre’.
 
Come mai avete deciso di scrivere un brano per i vostri figli?
Diciamo che i nostri figli sono il pretesto. Non è che ci siamo messi a scrivere il testo dicendo ‘ora scriviamo una canzone per i nostri figli’, pensando che questo sarebbe stato un argomento migliore di un altro. Cristiano Godano: “Ho scritto le parole influenzato da un libro di letteratura che trattava della felicità e che stavo leggendo. La dedica è posteriore al processo creativo che avevo in testa. Mio figlio non ha ascoltato il pezzo in anteprima”.

Ieri la sala stampa ha decretato che la vostra esecuzione di ‘Impressioni di settembre’ fosse la migliore della serata.
Ci ha fatto molto piacere. Abbiamo scelto di interpretare ‘Impressioni di Settembre’ perché questo è un pezzo rock scritto da un gruppo rock italiano (la Pfm, ndr), e ci piaceva l’idea di portare sul palco proprio questo brano, che ha avuto un certo successo. Siamo contenti che Patti abbia accettato la sfida e che le sia piaciuta la nostra versione.

A proposito, che rapporto avete con Patti Smith? Quale pensate che sia la sua idea su ‘Canzone per un figlio’?
Cristiano Godano: “Non crediamo che Patti Smith conosca il pezzo che abbiamo portato al Festival di Sanremo. La sintonia tra noi è davvero magica. Ci siamo veramente stupiti. Sto parlando della sua gentilezza, della sua serenità. Ci ha colpito: è una dote rara. Ritengo che sia un valore importantissimo, l’apprezzo molto. Può essere che ci sarà un incremento di questa simpatia reciproca. Lei ieri sera ci ha regalato una coda di reading che ha inventato nella sala prove. Sono convinto che abbiamo consegnato all’archivio Rai del Festival un momento molto bello.

Uscite di scena tra gli applausi. Quali sono i vostri obiettivi post-Festival?
In questi giorni è stato pubblicato il cd ‘Canzoni per un figlio’, che contiene alcuni nostri brani del passato più quello presentato al Festival. Tra qualche settimana partiremo in tour. Intanto stiamo lavorando a un nuovo album di inediti che contiamo di ultimare entro la fine di questo anno. Facciamo un certo tipo di rock, che non ammicca certo a facili soluzioni.

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Samuele Bersani: “Il cambiamento? È la cosa più normale che possa succedere”

Samuele Bersani, conosciuto per hit come ‘Spaccacuore’ e ‘Giudizi universali’, che insieme a tante altre canzoni l’hanno reso famoso al grande pubblico, si ripresenta a Sanremo dopo 12 anni con il brano ‘Un pallone’. 
Ieri sera ha duettato con Goran Bregovic proponendo una particolare versione di ‘Romagna mia’. Lo abbiamo intervistato.

Com’è stato per te esibirti a Sanremo quest’anno?
Mi sono trovato a cantare una canzone che non è la più semplice: non ho neanche il tempo di respirare che già devo cantare. Sapevo, comunque, a cosa sarei andato incontro: le cose si stanno mettendo sulla strada più giusta e sono contento della mia esibizione.

Parlaci della canzone che presenti al Festival.
La mia è sia una canzone senza speranza sia una canzone con la speranza, perché ritengo che l’unica speranza stia nella musica. In questo brano racconto di un pallone che attraversa una strada e incontra una serie di ostacoli, tra cui una scheggia di vetro. Volevo riuscire a scrivere una storia non allegra con una musica che, invece, la facesse credere tale: è una canzone spensierata, musicalmente parlando. So che piace ai bambini. Gli anziani non so se la capiranno, i bambini sono sicuro di sì: avranno tutto il tempo per capirla. Anche un pallone bucato per qualcuno può essere indispensabile.

In che maniera è nata ‘Un pallone’?
In maniera molto semplice. Ho scritto questa canzone perché avevo voglia di partecipare alla kermesse. Io e Morandi ci siamo dati appuntamento in un circolo di anziani vicino a casa sua e lui, quando l’ha ascoltata, se n’è innamorato. In alternativa, avrei anche voluto cantare ‘Psyco’: un brano molto intimista e introspettivo, che racconta un’evoluzione interiore e la possibilità di trovare una via d’uscita.

Duettare in ‘Romagna mia’ con Goran Bregovic, che sensazioni ti ha dato?
È stato un po’ come essere riuscito a prosciugare per un giorno l’Adriatico.

A distanza di quasi tre anni dall’album ‘Manifesto Abusivo’, sei tornato nei negozi con ‘Psyco: 20 anni di canzoni’, un’antologia di 28 brani.
Sì, è così: molti si sono stupiti che puntassi a un album di questo genere dopo tre anni di silenzio. Io ho sempre pensato: silenzio per loro, io in casa parlavo un sacco e ho sempre scritto canzoni con lo stesso spirito di prima. Questo album, oltre ai miei più grandi successi, contiene anche due inediti: ‘Un pallone’ e ‘Psyco’.

Nel lontano 1991 sei stato notato da Lucio Dalla: cosa ha significato per te la sua (temporanea) eliminazione dalla gara?
Ero convinto che sarebbe stato ripescato, e così è stato. Io parlo da allievo: lo considero il mio vero maestro. Ero un ragazzino di 21 anni, quando l’ho conosciuto.

Sei cambiato dagli esordi a oggi?
Sì, sono cambiato. Secondo me il cambiamento è la cosa più normale che possa succedere. Ci sono anche quelli sotto naftalina. Quelli che dicono ‘io faccio rock’ e poi si tingono i capelli. Si cambia, si perdono dei denti. Ci sono delle storie che ti segnano nella vita e ti fanno cambiare. Sanremo è un sogno. Lunedì staremo a fare altre cose, e le cose più importanti nella vita sono altre.

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Celeste Gaia, ‘Carlo’ è già tormentone Celeste Gaia, ‘Carlo’ è già tormentone

Celeste Gaia non è arrivata in finale nella sezione giovani del Festival di Sanremo ma la sua ‘Carlo’ si candida a diventare un tormentone radiofonico. Il brano che ha presentato sul palco dell’Ariston racconta di un amore e di emozioni ricercate e provate, e forse non vissute. Un incontro in ascensore, un perdersi e un ritrovarsi. Celeste Gaia è entusiasta della sua esperienza sanremese.

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Bidiel: “Non siamo un errore”

I Bidiel hanno proposto al Festival di Sanremo (sezione Giovani) il brano ‘Sono un errore’, che, emblema dell’inadeguatezza delle nuove generazioni, si presenta in modo molto crudo e diretto. Come la loro collega Giulia Ananìa, anche i Bidiel hanno ricevuto oggi il Premio dell’AFI, l’Associazione Fonografici Italiani. 
Siamo riusciti a intercettare il gruppo per commentare brevemente la sua partecipazione alla kermesse canora più importante d’Italia.

Il vostro brano si distanzia dalle solite tematiche trattate al Festival: pensate di essere stati svantaggiati da questo fatto?
No. Essere arrivati fin qui è per noi un grande traguardo. La cosa che ci preme di più, adesso, è suonare live. Vogliamo continuare e speriamo di andare bene. Il testo secondo noi non è immediato e deve essere digerito. Pensiamo che arriverà al pubblico un po’ dopo.

Avete cominciato a fare musica insieme nel 2009: in tutto questo tempo non avete mai pensato di partecipare a un talent show?

Non ci è mai passato per la mente: è una cosa che non rientra nel nostro mondo, che non riteniamo naturale. Inoltre, non ci è mai piaciuta l’idea di inserirci in una scuola dove bisogna fare il compitino. Tuttavia non lo sconsigliamo ai giovani: ognuno è libero di fare quel che vuole e di esprimersi come meglio crede.

Cosa ha significato per voi essere al Festival di Sanremo?
Eravamo abituati a suonare nei locali e nei pub. Prima ci siamo presentati con le cover e poi con i pezzi nostri. Sanremo è stata un’esperienza totalmente nuova: ci siamo trovati tra gli ultimi 10 e abbiamo provinato davanti a Gianni Morandi. E’ stato incredibile!

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lunedì 20 febbraio 2012

Sanremo 2012, Alessandro Casillo: “È vero: potrei vincere, ma sono qui per cantare e divertirmi”

Alessandro Casillo, reduce dal talent show di Canale 5 ‘Io Canto’, ha avuto l’opportunità di salire sul palco dell’Ariston con la canzone ‘È vero (che ci sei)’, grazie a un vero e proprio plebiscito su Facebook. 

I pronostici sono a suo favore, perché l’artista lombardo è diventato uno dei favoriti dal pubblico, e stasera sarà proprio il televoto a decidere chi vincerà Sanremo Giovani. 
Prima di partecipare al Festival, Casillo aveva già pubblicato il suo primo cd, ‘Raccontami chi sei’. E ora si racconta a Newsmag.it.

Sei un volto noto di Canale 5. Pensi che la tua partecipazione a Sanremo sia il risultato di una vittoria mediatica?
Ho avuto l’occasione di mettere la mia canzone su Facebook e quindi di partecipare a SanremoSocial ed è andata bene. Sicuramente ‘Io Canto’ mi ha aiutato a farmi conoscere, non lo nego. Ora sto vivendo una nuova esperienza: lì mi trovavo in un ambiente di famiglia, tranquillo; Sanremo è una cosa un po’ diversa.

Cosa hai provato ad esibirti al Festival?
Sono molto giovane, ho appena 15 anni, e salire sul palco dell’Ariston per me è stata una bella botta: ero senza saliva e mi tremavano le mani. Non ho cantato molto bene. Oggi cercherò di far meglio, perché voglio sempre dare il massimo.

Con chi avresti voluto duettare, se ne avessi avuto l’opportunità?
Partecipando a ‘Io Canto’, ho duettato con molti personaggi famosi, come Baglioni. In questa occasione non mi sarebbe dispiaciuto cantare con Samuele Bersani.

Le critiche negative come le prendi?
Ho ricevuto dei commenti negativi, ma penso che si possa piacere ad alcune persone e ad altre no. Io accetto sempre le critiche.

Gli autori del testo che porti a Sanremo (Matteo ed Emiliano Bassi) hanno già avuto l’opportunità di essere alla kermesse da protagonisti nel 2005 (con l’allora dj Francesco, ndr). Che consigli ti stanno dando in questa occasione? E Gianni Morandi?
Mi dicono di stare tranquillo, di bere tanta acqua e di non preoccuparmi. Sono stati molto carini con me. Mi hanno dato diversi consigli anche sul modo di pormi e di cantare. Morandi, invece, è un grandissimo artista, uomo e papà. Ci siamo visti a Sanremo Social Day, mentre in questi giorni mi dice sempre di star tranquillo, di non tremare e di prenderla come un gioco. Io cerco di seguire i suoi consigli anche se è difficile essere calmi sul palco dell’Ariston.

Pensi di riuscire a ritrovare una certa normalità dopo il Festival?

Beh, io mi sento come un comunissimo ragazzo della mia età: vado a scuola, gioco a calcio, corro. Faccio di tutto e sono come tutti. Adesso sono a Sanremo, circondato da tanta gente e tanti giornalisti. Lo vivo bene, ma cerco di rimanere coi piedi per terra. I miei amici sono quelli di sempre; non sono venuti al Festival, perché non possono perdere le lezioni.

Hai già provato a scrivere dei pezzi tuoi o ti sei limitato a quelli che ti hanno proposto?
Ogni tanto cerco di scrivere qualcosa. Ovviamente non sono un professionista. Registro tutto quello che canto e scrivo. Ci sto provando.

Pensi di vincere?

Non vedo Sanremo come una gara. Sono venuto per cantare e divertirmi. La possibilità di vincere c’è e se dovesse succedere, sarei contento. Mi ritengo più che fortunato di esser qui.

Foto di Livia Ranieri

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Dolcenera: “Vivo fasi alterne con la mia femminilità”

Dolcenera partecipa al Festival di Sanremo con il brano ‘Ci vediamo a casa’, che racconta una storia molto particolare e di grande attualità, legando amore, crisi e difficoltà in un’unica musica. 

Questo pezzo esprime al meglio la voce affascinante della cantante salentina e sarà la colonna sonora del film di Maurizio Ponzi dall’omonimo titolo
Quando la incontriamo, Dolcenera conserva un bel sorriso e appare molto contenta di aver vissuto quest’esperienza e, soprattutto, di aver avuto l’onore di esibirsi con Professor Green sul palco dell’Ariston per la serata dei duetti in ‘My Life Is Mine’, ossia ’Vita spericolata’ di Vasco Rossi.

Il tuo brano ‘Ci vediamo a casa’ è molto particolare e di grande attualità, visto che parla dell’amore in tempo di crisi. C’è qualche riferimento autobiografico?
Beh, essenzialmente sì: questo brano scaturisce da diverse esperienze mie personali e da situazioni che hanno vissuto molti dei miei amici. Per quanto mi riguarda, mi sono trovata in difficoltà nel trovare casa e ho concluso la ricerca solo dopo cinque anni: ovviamente avevo anche un certo tipo di esigenze, avendo bisogno degli spazi necessari per portarmi dietro i miei due pianoforti… poi ho deciso di fare un mutuo e mi sono trovata anche a dover spiegare che il mio lavoro è fatto sì di concerti, ma anche di anni in cui uno rimane fermo a scrivere. Sanremo non è solo musica, ma anche immagine.

Ti abbiamo vista sul palco in abiti rock e con un ciuffo verde di capelli sulla fronte. Com’è cambiato, negli anni, il tuo modo di presentarti? Notiamo che oggi il tuo ciuffo verde sta per scomparire…
Sì, effettivamente l’ho scurito un po’, perché in tv sembrava un po’ punk. Per quanto riguarda la mia immagine e il mio modo di presentarmi al pubblico, tutto si è modificato negli anni. Vivo delle fasi alterne con la mia femminilità: fino al 2005-2006 mi lasciavo coprire molto dai miei vestiti, poi dal 2009 ho riscoperto in me una certa femminilità e, avendo voglia di freschezza e leggerezza, ho manifestato questo nel mio abbigliamento.

C’entra, in tutto ciò, anche la tua recente collaborazione con Playboy?
Certamente. Ho accettato senza problemi di girare il video di ‘L’amore è un gioco’ con le playmate di questa nota rivista maschile. Quando mi è stato proposto, mi sono detta: “Perché no?”. Mi sentivo bene fisicamente. In questi anni ho fatto tantissimo sport, e poi conoscevo già il fotografo che avrebbe lavorato con me, in quanto aveva già realizzato alcune foto per il mio album ‘Evoluzione della specie’. Playboy vuole riprendere in situazioni più intime un personaggio noto: non c’entra nulla con la musica.

Come hai conosciuto Professor Green?
Con il ‘Professore’ ci siamo incontrati a Londra e abbiamo iniziato una bella collaborazione. Il primo brano che mi ha proposto è stato un suo pezzo autobiografico, in cui raccontava i conflitti giovanili con il papà, che sono terminati in maniera tragica: suo padre, infatti, ha deciso di togliersi la vita. Quel pezzo è un pezzo viscerale, e io ho cercato di esprimere la rabbia. Adesso che siamo stati a Sanremo a portare un duetto, posso dire che il nostro rapporto non è qualcosa di costruito sul palco, ma è nato prima: c’è molto feeling tra di noi.

Quale mezzo di comunicazione, secondo te, ha determinato il tuo successo?
C’è stato un momento in cui sembrava che io fossi nata in tv: ho vinto Sanremo nel 2003, ho partecipato a Music Farm, poi ho capito che non era così che dovevano andare le cose. E perciò mi sono allontanata dal piccolo schermo nel 2005–2006, per un periodo di tre anni. Volevo depurarmi dalla tv: era il contorno, ma non il mio posto. Apprezzo molto la radio.

Ti è mai venuto in mente di recitare?
Il cinema mi piace tantissimo. Ho anche fatto teatro da piccola, ma il cinema non è il mio posto. Ogni persona, come ogni brano, ha un proprio posto. Ci sono brani, ad esempio, che non riescono ad avere un posto a Sanremo, ma poi ne ottengono uno nel cuore della gente.
Foto di Livia Ranieri

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Guazzone in finale a Sanremo Giovani: “Con il mio brano voglio trasmettere Marco”

Va in onda questa sera la finale di Sanremo Giovani. Tra qualche ora conosceremo il nome del vincitore della 62edizione del Festival, in una categoria dalla quale – storicamente – sono usciti fuori artisti poi diventati importantissimi, in molti casi anche con un prestigio internazionale. Marco Guazzone tutto questo lo sa bene, ma sul palco del Teatro Ariston si presenta con umiltà e tanto entusiasmo. Intanto si è aggiudicato il Premio Assomusica, riconoscimento conferito dall’associazione degli organizzatori e dei produttori di musica dal vivo e dedicato alla migliore esibizione tra gli artisti in gara nella sezione Giovani.

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Noemi prima su iTunes: “Ma voglio sentirmi leggera”

Noemi è in gara a Sanremo con un brano che sta spopolando su iTunes. Il suo ‘Sono solo parole’ è infatti primo nella classifica dello store digitale ed è anche uno dei più graditi dal pubblico. Ecco cosa ci racconta la cantante, al secolo Veronica Scopelliti, sulle sue impressioni festivaliere e sul suo ultimo lavoro.

 ‘Sono solo parole’ ha scalato in 24 ore la classifica di iTunes: cosa significa per te essere prima?
Arrivare ad essere la prima in classifica per me è una grande soddisfazione, poiché penso che iTunes sia lo specchio dell’ascolto delle persone. Come si suol dire, ‘Vox popoli, vox dei’. Sono molto contenta che stia andando così.  

Ieri sera hai proposto con Sarah Jane Morris ‘Amarsi un pò’ di Lucio Battisti. Cosa ne pensi della polemica della vedova, Grazia Letizia Veronese, che non voleva che tu ed Emma interpretaste due brani del marito?
Capisco perfettamente il sentimento della donna che l’ha amato, ma penso che Battisti non abbia bisogno di essere difeso. Le sue canzoni si difendono da sole. E poi, una volta che un brano viene pubblicato, diventa di tutti.

 Ti vediamo in forma, reduce da una dieta ferrea: ciò che cantavi in ‘Vuoto a perdere’, quindi, erano solo parole?
Non erano solo parole, ma devo dire che quando cantavo quella canzone non ero molto in forma e avevo la volontà di sentirmi bene con me stessa. Adesso non sono anoressica, peso sempre tra i 50 e i 60 kg.  

Fabrizio Moro ha scritto per te ‘Sono solo parole’, che hai portato al Festival. Avresti voluto duettare con lui?
Non credo che Fabrizio sarebbe mai salito sul palco con me, e il fatto che non si sia neanche proposto lo reputo molto intelligente: lui ha rispettato il suo ruolo e si è fidato di me, mandandomi da sola con una sua canzone. Si è goduto il Festival da casa: è molto bello essere protagonisti a Sanremo, ma anche molto stressante. La canzone di Fabrizio mi è arrivata come un fulmine a ciel sereno.

Hai mai pensato di poter vincere la kermesse, visto il successo che sta ottenendo questo brano?
No, voglio sentirmi leggera.
 
Esce in questi giorni il repackaging di ‘RossoNoemi’ con qualche aggiunta. Come mai?
Perché ‘RossoNoemi’ mi è sempre piaciuto molto: inserirò nell’album la canzone di Fabrizio Moro e un’altra di Alessandra Flora e Marco Cappelli. Spero che da questo album escano più canzoni possibili, che possano rappresentarmi al meglio. Io vorrei estrarre ancora un altro paio di singoli.
Con chi vorresti esibirti ancora su un palco?
Mi piacerebbe duettare con Fiorella Mannoia. Credo che Fiorella e Sarah Jane Morris siano delle grandi. Comunque adesso mi voglio godere quello che ho.

Cosa hai imparato dalla canzone che ti ha affidato Moro?
Ho imparato a leggere alcune cose sull’amore, ad esempio com’è difficile agire e uscire fuori dai momenti di stallo, quant’è difficile rendersi conto delle situazioni e avere il coraggio di affrontarle. Secondo me l’unica soluzione è non mollare mai.

Che opinione hai oggi dei talent show, tu che arrivi da un talent?
Secondo me non bisogna farsi la paranoia del talent e del non talent, tanto alle persone non interessa da dove vieni.

La tua idea su Sanremo Social?
Ritengo che sia una grande iniziativa: è importante dare spazio ai giovani, permettere loro di essere ascoltati anche da altra gente.

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Arisa contro Fegiz: “Non mi merito il suo quattro”

Arisa parla a cuore aperto e senza censure. Il suo brano, ‘La notte’, è stato accolto positivamente dal pubblico e da una parte della critica qui a Sanremo, anche se qualcuno le sta remando contro. La cantante lucana è apparsa allegra e con il sorriso sulle labbra, ma quando le ricordiamo il quattro assegnato alla sua canzone da Mario Luzzatto Fegiz, critico del Corriere della Sera, sbotta: “Fegiz mi ha dato un quattro? Non l’ho pagato. Capisco che la mia canzone possa non piacere, ma quattro lo trovo esagerato per un brano così onesto e sincero. Io vivo ‘La notte’ come se fosse un atto di coraggio. È un pianto. Avete presente quando avete un periodo di stress molto forte? Piangete e vi sentiti liberati. Questa è la mia canzone”.

E al critico del Corriere fa sapere: “Quel brutto voto non me lo merito, soprattutto se a darmelo è lui, che ha recensito dettagliatamente un’esibizione di Elton John che non è mai avvenuta”
Arisa ci parla delle sue performance alla kermesse sanremese, dove ha deciso di svelarsi completamente al pubblico per quello che è diventata, una persona più matura, che non si vergogna più della sua femminilità e delle proprie debolezze: “È stato molto emozionante cantare questa canzone. 
Stavo per versare una lacrima, ma ho deciso di trattenermi e ci sono riuscita. In questi ultimi due anni sono cresciuta tanto. Ho sentito l’esigenza di raccontare più di me e di aver col pubblico un rapporto confidenziale ed intimo. Ho abbandonato comportamenti che adesso considero troppo bigotti. L’unica cosa che non è cambiata è la mia voglia di vivere e di darmi”. 

Rosalba Pippa, infine, ci tiene a farci sapere una cosa: “Nonostante mi sia dedicata anche alla televisione e al cinema, non voglio distogliere la mia passione e vocazione dalla musica”. E conclude: “Se prima ero un po’ più insicura, oggi questa canzone mi ha messo completamente a nudo. Ho assunto un colorito ‘nudo pelle’”.

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giovedì 16 febbraio 2012

Sanremo 2012, Nina Zilli: “Sono la Nina di sempre”

Rimane la Nina Zilli di sempre quella che stiamo vedendo in questi giorni alla kermesse sanremese, e a raccontarlo è lei stessa a Newsmag.it.

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Sanremo 2012, Eugenio Finardi: “La musica è spiritualità”

Eugenio Finardi appare tranquillo e in buona forma. La canzone che sta presentando in questi giorni sul palco del Festival di Sanremo, ‘E tu lo chiami Dio’, è passata al turno successivo. Il cantautore milanese stasera duetterà con l’israeliana Noa, nella versione inglese di ‘Torna a Surriento’ (‘Surrender’).

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Sanremo 2012, Matia Bazar: “Con ‘Sei tu’ cantiamo un certo masochismo al femminile”

Parlano d’amore i Matia Bazar e ‘Sei tu’ è l’emblema della loro reunion con Silvia Mezzanotte. La canzone non si distanzia dal loro storico percorso e presenta una condizione comune a molte donne, che si innamorano di un uomo che fa loro del male. Il tutto è raccontato attraverso la voce di una di loro. Le parole del brano non sono equivoche e la situazione che raccontano è evidente in ogni singolo verso. Ecco cosa ci hanno raccontato i Matia Bazar.

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mercoledì 15 febbraio 2012

Il look di Sanremo. Per noi trionfano Elisabetta Canalis e Nina Zilli

Al Festival di Sanremo il look, come sempre, non passa inosservato. Non abbiamo ancora avuto l’onore di incontrare Renato Balestra, frequentatore assiduo della Riviera dei fiori, per farci dire la sua sullo style dei cantanti in gara, degli ospiti e naturalmente dei conduttori, così saremo noi ad assegnare i voti. Andando controcorrente rispetto al proverbio che recita ‘l’abito non fa il monaco’, il look, in realtà, ha una grande importanza, non solo perché permette di trasmettere i gusti dell’artista, ma anche perché è in grado di creare un’atmosfera, quella intorno a cui ruotano la voce, la musica e la serata.

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martedì 7 febbraio 2012

Enrico Ruggeri lascia ‘Le canzoni ai testimoni’

‘Le canzoni ai testimoni’ di Enrico Ruggeri è un cd fuori dal comune, che si distanzia non solo da tutti i precedenti album dell’autore milanese, ma anche da tutti i dischi attualmente in commercio, in quanto raccoglie quattordici interpretazioni delle sue hit da parte di vari artisti del panorama ‘alternativo’ musicale italiano. Tra i personaggi che hanno preso parte a questo lavoro vi sono Boosta dei Subsonica, Diego Mancino, Bugo, Dente e Andrea Mirò. Rouge ha volutamente evitato di chiamare colleghi stranoti proprio perchè non voleva realizzare “un album stucchevole di duetti”.

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