Sono continuate fino a ieri, le proteste pro-Tibet iniziate nella lontana Olimpia, in Grecia, il giorno dell’accensione della fiaccola.
Le Olimpiadi di Pechino, che dovevano essere un’occasione per dare una visibilità positiva alla Cina, si stavano rivelando più complicate del previsto.
Il tutto era iniziato il 10 marzo scorso quando i monaci tibetani si erano mobilitati a Lhasa contro l’oppressione cinese.
Il Tibet, dopo essere stata invaso dall’esercito cinese tra il 1949 e il 1950, è sotto il controllo della Repubblica popolare cinese dal 1951, nonostante abbia un’autonomia formale.
La popolazione tibetana ha da sempre espresso il desiderio di ottenere maggiori diritti, ma dopo le proteste dei monaci buddisti, si era creato un clima inaccettabile, perché la Cina aveva accusato il Dalai Lama, in esilio nella città di Dharamsala, in India, dal 1959, di portare avanti un progetto separatista e aveva attuato una forte repressione in Tibet.
Questo comportamento aveva e ha incendiato gli animi nel mondo.
Gli attivisti pro-Tibet hanno più volte ostacolato il percorso della fiaccola, accusando la Cina di non rispettare i diritti umani.
I manifestanti si sono ribellati contro il comportamento cinese a Londra, Parigi, San Francisco, Buenos Aires, Giacarta e Tokyo.
Il percorso della fiaccola è stato più volte ridotto e modificato per garantire l’incolumità dei tedofori, che sono stati sempre scortati dalla polizia per evitare un attacco diretto da parte della folla.
A Londra alcuni manifestanti hanno tentato di spegnere la fiaccola con degli estintori. A Parigi invece la fiaccola è stata addirittura spenta volontariamente dalle forze dell’ordine e portata su un bus per il tratto finale del percorso francese. Nel mondo inoltre si è parlato più volte della possibilità di boicottare le Olimpiadi…
I politici europei e americani hanno cercato di incentivare un dialogo tra la Cina e il rappresentante spirituale del Tibet, che ha affermato che “La Cina si merita i giochi” perché “altrimenti si danneggerebbero soltanto i più poveri”. Anche la commissione europea ha dichiarato il suo “No” al boicottaggio, nonostante ci sia ancora chi non è del tutto convinto.
Ieri, 27 aprile, la fiaccola è giunta a Seul dove sono continuate le proteste: un rifugiato della Corea del Nord ha cercato di darsi fuoco per manifestare la propria opposizione alla politica di Pechino e per condannare la condizione dei rifugiati nordcoreani in Cina.
Le proteste pro-Tibet sono state intramezzate anche da manifestazioni filo-cinesi e in molti casi i cinesi sparsi per il mondo hanno accusato i media di “raccontare soltanto una parte della storia”.
L’unica tappa australiana della fiaccola, Canberra, è stata caratterizzata da una delle più vaste manifestazioni a favore della Cina, infatti si sono presentati per le strade più di 15 mila manifestanti filo-cinesi. Non sono mancati i manifestanti filo-cinesi nemmeno a Seul.
Oggi la fiaccola è passata per la prima volta nella storia a Pyongyang, la capitale della Corea del Nord. Forse si è aperto un barlume di speranza per la Cina e forse questo sarà lo spirito che caratterizzerà i giochi, che saranno inaugurati a Pechino l’8 agosto 2008: la fiaccola è stata accolta in festa dagli studenti, da donne, vestite in modo tradizionale e da uomini vestiti all’occidentale.
Pyongyang è stata la diciottesima tappa della staffetta olimpica, una delle poche caratterizzate da un clima pacifico e una delle ultime tappe che percorrerà la fiaccola prima di arrivare l’8 agosto allo stadio olimpico di Pechino, quando saranno inaugurati i giochi.
Domani la fiaccola sarà in Vietnam, poi, il 2 maggio, arriverà ad Hong Kong e il 3 maggio a Macao. Dal 4 maggio al 7 agosto sarà in giro per la Cina, mentre tra il 19 e il 21 giugno percorrerà il Tibet.
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