Lo perseguitava senza sosta, attraverso messaggi e telefonate e lo seguiva ovunque andasse, facendosi aiutare persino dalla collaborazione di un investigatore privato.
E’ questo ciò che è successo a Palermo: un uomo, un istruttore di ballo caraibico, aveva visto la propria vita diventare un inferno, da un anno a questa parte, per colpa di una sua allieva, una ventinovenne che si era iscritta al suo corso di danza e da subito aveva dimostrato grandi attenzioni per lui.
Attenzioni che sono degenerate oltre ogni limite, portando l’uomo dapprima a cambiare il proprio numero di cellulare e poi invano a lasciare la propria città per un breve periodo, periodo dopo il quale la donna era diventata ancora più violenta, iniziando a calunniarlo e a colpirlo a pugni ogni volta che lo ritrovava in compagnia di altre giovani.
Fare stalking, ossia l’attività del perseguitare senza sosta una persona, è da considerarsi un reato anche in Italia a partire dal 23 febbraio 2010.
Come recita il codice penale, lo stalking “salvo che il fatto costituisca più grave reato”, cioè sia rivolto verso minori o sia recidivo o anche porti a conseguenze molto gravi sul soggetto bersaglio, è in genere ”punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.”
Spesso gli individui vittima dello stalking sono molestati da uno spasimante rifiutato o da un ex compagno, che li porta ad arrivare a trovarsi in uno stato perenne di ansia e paura e ad alterare le proprie abitudini di vita.
E’ considerato parte dello stalking anche l’invio eccessivo di messaggi tramite il telefono cellulare.
La donna di Palermo, che non esitava a mostrare una maglietta con scritto sopra ”I love” e il nome del maestro di ballo, è stata condannata agli arresti domiciliari, visto che l’uomo, stanco e stufo del comportamento ossessivo della allieva, che lo aveva portato all’esasperazione e lo aveva anche condizionato nello svolgimento della propria professione, aveva deciso di denunciarla per una seconda volta.
Come reagire allo stalking?
Si possono individuare varie regole fondamentali che possono indurre lo stalker a finire di compiere atti persecutori: è fondamentale che i soggetti che si ritengano colpiti da stalking non si dilunghino a parlare con la persona che li perseguita, in modo da non far fraintendere i loro comportamenti, ma siano decisi nell’esprimere il proprio “no” alla relazione voluta dallo stalker.
Il comportamento ideale è poi quello di mantenere l’indifferenza, poiché qualsiasi reazione, anche negativa, potrebbe incentivare e rinforzare l’ossessività del perseguitatore.
Ad esempio il cambiare il proprio numero di cellulare potrebbe essere un incentivo per lo stalker, come esemplifica la situazione accaduta al giovane maestro di ballo: la soluzione migliore sarebbe quella di tagliare in modo netto le conversazioni e di rispondere progressivamente meno alle telefonate, che si ricevono da parte del perseguitatore.
Tuttavia, in caso lo stalker non si quieti, è indispensabile rivolgersi alle Forze dell’Ordine, poiché i danni che si potrebbero subire, psicologici e non, sono molti.
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