È una Chiara Canzian più grintosa, più sicura di sé e con un proprio stile ben definito quella che emerge nel suo ultimo lavoro ‘Il mio sangue’ (etichetta Blu Notte/distribuzione Artist First), registrato tra Treviso, Milano e New York. Cantautrice dall’età di 14 anni, dopo aver esordito con l’album ‘Prova a dire il mio nome’ e l’esperienza al Festival di Sanremo nel 2009, ha partecipato a diversi concerti che l’hanno portata a viaggiare per l’Italia: tra questi l’evento benefico ‘Amiche per l’Abruzzo’. Oggi si ripresenta al mercato con un disco più maturo. L’abbiamo incontrata a Milano e abbiamo avuto il piacere di intervistarla.
‘Il mio sangue’ è un titolo che evoca una situazione di forte sofferenza e dolore. Quali brani senti di aver scritto proprio con il sangue?
La canzone che dà il nome al disco, per esempio, è la sintesi di questi due anni di mio compatimento emotivo. Un altro brano che mi prende molto è Tra la gente, più pop ma con un testo abbastanza struggente. Tutti i testi che ho scritto riguardano esperienze che mi hanno toccato da vicino.
Ha avuto un ruolo importante per te lo scrivere? Ha alleviato le tue sofferenze?
Sì, sicuramente il disco mi ha permesso di esorcizzare il dolore e di sfogarmi. Infatti, ho espresso in musica tutto ciò che ho vissuto e ho provato. Ho raccontato, insomma, tutto ciò che non mi veniva spontaneo dire a voce.
Nei tuoi brani parli molto di sentimenti e soprattutto dell’amore, che presenti con un’accezione negativa.
Il tutto nasce da alcune mie esperienze personali, legate soprattutto a una storia d’amore recente, che mi ha ‘ucciso’ psicologicamente. Tuttavia, sono consapevole che se non avessi vissuto questo episodio della mia vita, benché triste, non sarei mai riuscita ad arrivare a questo disco. Ho persino ringraziato, proprio ieri tramite un sms, colui che mi ha fatto soffrire. In amicizia, fortunatamente, sono contenta: ho tre amiche di cui mi fido ciecamente e penso che averne tre come le mie sia già una cosa rara.
Ne ‘Il mio sangue’, oltre ai brani scritti da te, ci sono delle collaborazioni. Vuoi parlarcene?
La maggior parte dei brani li ho scritti da sola; lo stesso vale per gli arrangiamenti. Tuttavia, su Vertigini ho lavorato con Pierluigi Ferrantini dei Velvet al testo e con Lele Spedicato dei Negramaro alla musica. Parla con me, invece, è un brano regalatomi da Pier dei Velvet. Inoltre, il mio chitarrista, Valerio De Paola, ha curato gli arrangiamenti per archi e piano, anche se io ho fatto tutto il resto e ho dato in prima persona le direttive alla mia band, senza snaturare il loro stile.
Nella produzione del tuo cd sono nate prima le parole o la musica?
Solitamente, ad eccezione di Senza se e E ti sento, nasce prima la musica, perché mi viene molto più facile comporre prima la melodia e poi il testo di conseguenza, non appena arriva l’ispirazione.
Sei soddisfatta del tuo lavoro?
Sì, molto, perché sono consapevole che il cd è esattamente la fotocopia di me stessa e nasce da due anni di ricerca intensa e necessaria. Ho inziato a scrivere i brani nel 2009, lo stesso anno in cui ho presentato al Festival di Sanremo Prova a dire il mio nome.
Che posizione assume il nuovo disco rispetto a quello precedente?
‘Il mio sangue’ ne è l’antitesi; si allontana molto dal mio disco d’esordio per le sue sfumature. Mi sono mossa verso una direzione più definita, più mia e in qualche modo più intima. Certamente, non rinnego il mio primo lavoro, ma penso che non mi rappresenti del tutto, essendo frutto di diverse influenze ed essendo nato in un periodo in cui non avevo ancora uno stile definito.
Quando hai iniziato a comporre musica?
All’età di 14 anni, quando rimasi totalmente folgorata da Jeff Buckley, che è tutt’oggi il mio mito e il mio mentore musicale. La sua forte influenza si può rintracciare anche nel mio ultimo lavoro, che riprende molto il suo stile, sia a livello di tensione emotiva, sia armonicamente poiché gioca parecchio, non solo sul La minore e il Mi minore, ma anche sul Si bemolle, sul Fa e sul Mi bemolle. La mia sonorità è scarna e rarefatta e perciò si può avvicinare alla sua.
Le tue canzoni potrebbero accompagnare qualcuno nei momenti difficili. Ci sono brani di artisti italiani che hanno avuto lo stesso effetto con te?
Di recente, mi sento molto vicina all’ultimo disco dei Negramaro, sia nei contenuti, sia dal punto di vista sonoro e stilistico. Inoltre, un brano che apprezzo molto è Attesa e inaspettata di Niccolò Fabi.
Quale pubblico pensi di raggiungere con ‘Il mio sangue’?
Voglio raggiungere tutti quelli che mi stanno intorno, a partire dai miei genitori, perché voglio farmi conoscere e scoprire meglio anche da loro. Spero vivamente che qualcuno si possa riconoscere nel mio lavoro e apprezzarlo: dalla ragazzina di 14 anni alla prima delusione d’amore, alla donna cinquantenne che si trova di fronte a un divorzio, perché l’amore può essere vissuto, alla fine, con la stessa emozione e intensità a qualsiasi età. Sono molto contenta quando durante i live riesco ad attirare l’attenzione delle persone e vengo avvicinata dai fan.
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