mercoledì 30 marzo 2011

Radiazioni dal Giappone? Rischi e soluzioni

Hanno raggiunto, in questi giorni, i cieli italiani le tracce di iodio 103, ossia le tracce radioattive provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima. Ma, sia secondo l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sia secondo il Ministero della Salute, che ha cercato, in questi giorni di rassicurare i cittadini italiani, non bisogna essere preoccupati per particelle di iodio 103 presenti nell’aria, poiché queste sono irrilevanti e “non determineranno l’alterazione dei valori del cosiddetto fondo di radioattività ambientale: quello che è presente in natura” (esperto Ispra - Lamberto Matteocci).

Perciò anche se i danni sono ancora da stimare, poiché non si conosce molto bene la portata del disastro nucleare, adesso la cosa che spaventa di più non è tanto la nube, ma il cibo. Infatti, il Ministero della Salute ha annunciato più controlli “sui prodotti di origine animale e non animale provenienti dalle aree colpite” e Carlo Petrini, presidente di Slow Food, in occasione della presentazione della nuova edizione di Slow Fish, che si terrà a maggio, a Genova, non ha esitato a dichiarare che non deve essere più importato pesce dal Giappone, poiché le acque del mare nei pressi delle coste sono caratterizzate da un’alta presenza di plutonio.

Secondo gli studiosi, se le sostanze inquinanti passassero nella catena alimentare potrebbero provocare effetti dannosi, che, ovviamente, non sarebbero immediati qui da noi, lontano dalla fonte radioattiva, ma si svilupperebbero nel tempo: tumori, impotenza, sterilità e creazione di feti malformati. Quindi, come ribadiscono gli esperti, non vedremo più cibo importato dal Giappone sulle nostre tavole, per un periodo non ancora definito.

Articolo su: ItaliaNotizie.it

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